UNA VITA DEDICATA AL TANGO
Da quasi cinquant'anni credevamo di aver liquidato il tango. Nel '45 era piombato in Italia il boogie-woogie scatenando follie, poi vennero il cha-cha-cha, il rock, il twist, il beat, lo shake e la disco-music. Come si poteva prendere ancora sul serio quel ballo all' antica che mostrava ruba cuori fataloni avvinghiati a languide fanciulle?
Eppure c'era ancora chi, impassibile alle mode, continuava a danzare il tango nelle sere del "liscio",
Naturalmente si cercava di mascherare l'attrazione romantica e vagamente peccaminosa del tango ironizzandoci sopra: nelle canzoni si scherzava sul "casquét" e si facevano le parodie di Valentino. Oggi la tangomania è scoppiata quasi come ai bei tempi. I tanghi si ballano dappertutto, tutte le sere cd anche i giovani che tutt'al più si divertivano a vederlo ballare cominciarono a provarcisi. Si accorsero, accidenti, che quella musica notturna e frusciante era tremendamente sexy, che quel perdurante contatto-a-pressione dava sensazioni ben diverse dagli asettici balli a distanza.
Era logico a questo punto che ritornasse alla ribalta ALDO MAIETTI, uno dei pochi, veri esperti italiani in materia. Ma bisogna subito precisare che Maietti dal "tango" non si è allontanato mai. Che un suo pubblico, non solo italiano ma internazionale, l'ha sempre avuto anche negli anni del più furibondo yé-yé. E il solo in Italia a dedicarsi ininterrottamente e unicamente a questo intramontabile ballo da più di mezzo secolo.
Era un ragazzino, nel 1919, quando dalla provincia lombarda raggiunse Milano per ascoltare una tipica orchestra argentina. Siccome sul suo violino non gli riusciva che di suonare tanghi (che Pitigrilli definiva "preludio all'amplesso in linea verticale") fece di tutto per entrare in quell'orchestra, e vi riuscì. Nel giro di pochi anni formò una orchestra propria e divenne così famoso come direttore e compositore da essere definito dalla stampa: "RE ITALIANO DEL TANGO".
Fece tournée a Buenos Ayres e a Parigi divenendo amico dei più illustri "tanghisti" dell'epoca, dal leggendario Eduardo Bianco a Francisco Canaro da Osvaldo Fresedo al grande Astor Piazzolla e al famoso cantante dei capelli impomatati con la voce assassina: ERNESTO RONDÒ. Rondò volle incidere dischi con lui ed anche illustri solisti di TANGO ARGENTINO si sentirono onorati di suonare nell'orchestra di questo simpatico "gaucho milanese" che aveva assimilato alla perfezione il loro "vero stile".
Un momento duro per Maietti venne verso la fine degli Anni Cinquanta. Presentandosi a una casa editrice musicale con le sue ultime composizioni, si sentì rispondere che "quella roba" ormai era sorpassata. Chiunque altro si sarebbe rassegnato a buttarla nel cestino, o a cambiare genere musicale. Maietti no. Investendo tutti i suoi guadagni impiantò una propria casa editrice e discografica con la ferma e anacronistica intenzione di comporre e incidere solo e sempre "tanghi!". Ne ha composti più di 400. Ai vecchi successi ne aggiungeva sempre nuovi, anche se quasi nessuno in Italia se n'accorgeva perché le richieste venivano soprattutto dall'estero: Francia, Germania, Polonia, Grecia, Turchia. Giappone e America del Sud.
Il suo merito non è stato soltanto quello della fedeltà assoluta al tango, ma anche della capacità continua di aggiornamento, Ascoltando i suoi dischi, dai primi anni ad oggi, si nota un progressivo rinnovarsi di stili da quello europeo a quello prettamente argentino che rende le sue esecuzioni sempre più piacevoli.